L’itinerario L è costituito dai sentieri 6, 11, 10, 8, ha una lunghezza di circa 14.5 Km, ci mostra aspetti spettacolari ed accattivanti dell’isola. Itinerario naturalistico, ma con scorci paesaggistici di grande bellezza ed ambienti misteriosi e spettacolari, come le Favare. Ci mostra una natura ricca, varia e rigogliosa ed il contrasto di questa con i terreni coltivati. Sicuramente merita di essere percorso. Inizia dal Parcheggio di Rekale con il sentiero 6, che verso Nord ci porta sul ciglio della colata lavica di Fossa del Russo. Poco più avanti giungiamo alla Favara Grande, notevole esempio di fenomeno vulcanico, che suscita il nostro interesse sia per gli aspetti scientifici sia per l’alone di mistero in cui è immersa. Grandi quantità di vapore fuoriescono dal sottosuolo e ci avvolgono. La vegetazione intorno gronda acqua e basta spostare un sasso per suscitare nuove uscite di vapore, ma occorre cautela: i vapori possono essere troppo caldi e scottarci. Pochi passi prima avevamo il sole, ora siamo avvolti dalla nebbia, poco più in là ritroveremo il sole. Il sentiero continua con una strada carrareccia, a fondo naturale, in cui la vegetazione ha ripreso il sopravvento, restringendola ed occupandone la carreggiata con il Corbezzolo, il Mirto, il Lentisco, l’Erica Arborea e il Leccio. Una deviazione ci fa giungere fino alla sommità di Monte Gibele, entro il cratere del vulcano che ne ha formato il rilievo montuoso. Come da ogni rilievo dell’Isola, lo sguardo spazia verso paesaggi e scorci diversi. Avremo la visione ora dei terreni coltivati, con le loro forme geometriche, ora della vegetazione spontanea, ora delle colate laviche. E intorno sempre il blu del mare che circonda ogni cosa. In più avremo l’emozione di sostare entro il cratere di un vulcano, che solo fino a qualche anno fa era addirittura coltivato. Curiosamente durante l’inverno parte del cratere si riempie d’acqua a formare un laghetto. Ritornando sul sentiero 6 e percorrendone un breve tratto verso Nord, ci immettiamo sul sentiero 11, che attraversa le pendici di monte Gibele prima sul versante Nord e poi su quello orientale. La vegetazione è tipica della macchia mediterranea, con presenza di Pino Marittimo e Pino d’Aleppo e di arbusti di Erica, Corbezzolo, Mirto. Sul lato sinistro, in lontananza, abbiamo le coltivazioni agrarie tipiche dell’Isola, che ci danno il Passito ed i Capperi. Si tratta della Piana di Ghirlanda e di Piano del Barone, che costituiscono una delle zone agricole più pregiate dell’Isola. Più avanti, a destra, scendendo verso Piano della Concezione, troviamo terrazzamenti che si inerpicano verso la cima della montagna. Queste zone erano state in parte abbandonate e recentemente sono state recuperate con il ripristino dei muretti ed il reimpianto di cappero, ulivo e zibibbo. Subito dopo l’incrocio con una strada asfaltata, si arriva alla lecceta di Cuddia Patite e poi, attraverso il sentiero 10 a Cuddia Attalora. Una deviazione ci porta fino alla sommità di questo rilievo, da cui possiamo apprezzare tutta la costa sul lato Sud dell’Isola. Come sempre, la bellezza degli scorci panoramici di Pantelleria ci affascina, ci stupisce e ci invita alla meditazione. Gli aromi del bosco si mescolano a quelli del mare, i colori della vegetazione e delle colate laviche si interrompono contro il blu del mare, che più in là, all’orizzonte si confonde con l’azzurro dei cielo. Il sentiero 10 discende le falde di Cuddia Attalora verso Ovest e lo percorriamo fino ad incrociare il sentiero 8. Percorrendolo verso Nord, avremo a sinistra l’abitato di Rekale, mentre a destra troveremo una ampia zona di terreni coltivati. La produzione agraria nell’isola ha due grandi nemici: il vento e la siccità. La particolare situazione climatica non lascerebbe posto alle coltivazioni agrarie, ma i contadini riescono a conservare con le continue lavorazioni un poco dell’umidità che la terra riesce ad assorbire di notte e portano le piante bassissime per difenderle da vento. Spesso le viti sono impiantate in conche e quindi risultano sotto quota rispetto al terreno circostante. Solo a Pantelleria troveremo vigneti alti 50 cm, ulivi che sono coltivati a cespugli e non ad albero, e il ‘Giardino Pantesco’ che è costituito da un solo albero attorno a cui è stata realizzata una ciclopica torre in pietra locale.