L’itinerario I è costituito dai sentieri 2, 3, 6, 13 e dagli itinerari B ed I, è lungo circa 17 Km, ci mostra aspetti spettacolari ed accattivanti dell’isola Scorci paesaggistici di grande bellezza, ambienti misteriosi come le Favare, una natura ricca, varia e rigogliosa ed il contrasto di questa con terreni coltivati. Sicuramente merita di essere percorso, nonostante la lunghezza perchè ricompensa ampiamente delle fatiche. Inizia con il sentiero 13 da Piazza Perugia, nella Borgata di Tracino. I percorsi sono caratterizzati dal contrasto fra zone di intense coltivazioni agrarie e zone di macchia mediterranea, non mancano gli aspetti paesaggistici e di interesse geologico. Il ramo a Sud del percorso 13 costeggia Cuddia Mueggen e troviamo a sinistra i terreni coltivati di Piano di Ghirlanda e a destra l’intricata vegetazione spontanea presente nell’isola. Salendo, percorriamo la gola fra Cuddia di Mueggen ed Vulcano di Monte Gibele, ricoperto di rigogliosa vegetazione, e quindi il panorama si apre sull’altipiano dove si trova la borgata di Mueggen. La borgata purtroppo è ormai abbandonata e solo d’estate torna a rivivere, perché utilizzata quasi esclusivamente da turisti. I caratteristici Dammusi ci raccontano un po’ della storia delle genti che hanno abitato l’isola.
Anche i sistemi costruttivi dell’isola sono unici e mostrano caratteristiche che non troveremo altrove. La dura pietra vulcanica è difficilmente lavorabile e quindi di rado troveremo conci squadrati. La notevole escursione termica giornaliera e stagionale porta a realizzare muri che ci sorprendono per il loro grande spessore, la copertura a volta, lasciata curva sia all’intradosso che all’estradosso, consente di convogliare l’acqua piovana in cunette ricavate nello spessore del muro per poi essere raccolta in cisterne. I vani hanno piccole dimensioni, pure piccole sono le porte e finestre. L’insieme dei dammusi fa pensare ad un villaggio da Presepe. Il percorso prosegue ancora verso Nord-Est fino ad innestarsi al sentiero di collegamento dell’itinerario B, che ci porta, attraverso un fitto bosco di Pino d’Aleppo, alle falde di Montagna Grande, il maggiore rilievo dell’Isola. Il collegamento B ci immette sul sentiero n. 1, che percorreremo verso Ovest, in direzione di Cuddia Di Mida. In alcuni tratti la vegetazione è così rigogliosa che il sentiero si trasforma in un tunnel. Ci immettiamo entro il cuore di questa varia macchia mediterranea, formata da Mirti, Corbezzoli, Erica Arborea, Lecci, quasi con un vago senso di timore, chinandoci spesso, ogni volta che il soffitto vegetale è più basso. Alla fine del sentiero siamo a Cuddia di Mida, nella zona delle Favare, dove un altro spettacolo ci attende: quello dei fenomeni vulcanici. L’ambiente è irreale e spettacolare. Vapori si sviluppano dal sottosuolo e si condensano sulle frasche, che li restiuiscono al terreno in magica rugiada perenne. L’escursionista si troverà immerso in un’atmosfera inconsueta, unica e misteriosa. Entro una conca naturale, in mezzo ai vapori, troverà dei pini avvolti dalla nebbia, mentre tutto intorno c’è il sole. L’itinerario prosegue con i sentieri n. 2 e 3, che ci portano verso Nord all’abitato di Bugeber. A sinistra avremo le Leccete della colata lavica di Gelfiser, mentre a destra notiamo i terreni coltivati di Tikkirriki e di Bugeber. A Nord, quando la vegetazione rimane più bassa dei nostro sguardo, riusciamo ad intravedere il Lago di Venere e, ancora più il là, il Mare. Nei pressi della Chiesetta di Bugeber continuiamo l’itinerario con il sentiero n. 6, in parte lastricato, che costeggia le lave di Cuttinar e sale fino nei pressi di Cuddia Randazzo. Ci immettiamo, verso sinistra, sul tratto Nord del sentiero 13, di cui abbiamo già percorso il tratto meridionale. Dopo circa un chilometro, ancora a sinistra, verso Nord, troveremo zone di terreno coltivato, caratteristico per le recinzioni con muretti a secco in pietra locale. I muretti disegnano il paesaggio con rigide forme geometriche, che però, curiosamente, si inseriscono così bene nell’ambiente da non creare alcun impatto, anzi addirittura arricchendolo. Questi muretti sono indispensabili per difendere dal vento le piante, che sono coltivate con un portamento così basso come non ne troveremo altrove. Un tratto asfaltato ci riporta al punto di partenza, in contrada Tracino.