L’itinerario E è costituito dai sentieri 2 e 3 e parte dell’itinerario F. Il percorso inizia dal Lago Specchio di Venere con il sentiero n. 2. Il Lago è di forma quasi circolare e si presenta interessante sotto ogni aspetto. Nasce entro una depressione naturale a pochi metri sopra il livello del mare. E’ alimentato dalle acque meteoriche e dalle sorgenti idrotermali presenti al suo interno. Le sue acque, saline, hanno una temperatura in genere superiore a quella ambientale, grazie alle sorgenti calde che possono arrivare a 50 °C. La montagna attorno degrada verso il lago con terrazza-menti in pietrame a secco, necessari per le coltivazioni agrarie. L’ecosistema è esclusivo, ed esclusive sono le comunità eliofitiche che vi si sono insediate. Una serie di cartelli lungo le sue sponde illustrano le peculiarità di questo sito, sotto gli aspetti geologici, naturalistici, ecologici, geochimici, floristici ecc. Il sentiero 2, detto `Sellume’ conserva intatto il vecchio acciottolato. Si eleva verso la Costa di Zinedi e San Vito, per poi discendere verso la Vallata del Caffefi. Si sviluppa nei pressi di una splendida lecceta e si porta entro la colata lavica di Gelfiser. Interessante dal punto di vista geologico,si snoda sul ciglio di un vecchio cratere vulcanico. La roccia presenta una serie di crepacci e collassi e gli eventi meteorici l’hanno variamente modellata, tanto da mostrarcela in una miriade di forme diverse. Proseguendo, avremo a destra la pianura di Sibà e il sentiero 3 con a sinistra ancora le colate del Gelfiser. L’ombra del fitto bosco di Leccio ci accompagna fino ai terreni coltivati di Tìkkirriki, con le loro forme geometriche incastonate fra i vari terrazzamenti.
Questo sentiero attraversa ora terreni coltivati a vigneto, interessanti perché portato quanto mai basso, per difenderlo dal vento. Ne avremo una visione d’insieme dopo essere passati fra Cuddia Valletta e la colata lavica del Gelfiser, ricoperta da una lussureggiante lecceta. Oltre i terreni coltivati avremo ancora la visione del lago, da cui siamo partiti, e della borgata di Bugeber con i suoi dammusi. Questa distesa coltivata ci mostra e ci fa ammirare lo sforzo di intere generazioni di coltivatori, che hanno saputo strappare palmo a palmo il terreno coltivabile ad un ambiente ostile. Dopo la Borgata di Bugeber, in prossimità della Chiesa, il sentiero ci immette fra le lave del Khaggiar, ricoperte da una rigogliosa macchia mediterranea. Il tratto di sentiero in prossimità di Cala Cinque Denti viene denominato Sentiero Romano, perché esistente già al tempo dei Romani e da questi era stato parzialmente lastricato. Questo sentiero ci stupisce per la varietà dei colori ed in particolare delle pietre rossastre, il nero della lava, il giallo dei licheni, il verde delle chiome. Il suo sbocco sopra Cala Cinque Denti ci porta sulle coste ripide e frastagliate dell’Isola, dove la lava, a contatto con l’acqua, ha subito un rapido raffreddamento, modellandosi in forme disparate e bizzarre. Da Cala Cinque Denti il tratto di collegamento all’itinerario F, con fondo lastricato, ci riporta al Lago di Venere. Percorreremo un ciglio che ci regala a destra il mare e a sinistra il Lago. L’itinerario è lungo circa 11 Km. E’ caratterizzato, oltre che dagli immancabili aspetti paesaggistici, dal raffronto fra la natura violenta e selvaggia che nei tempi remoti ha formato l’Isola e da quella resa produttiva dalle fatiche dell’uomo. Troveremo infatti la coltivazione dell’uva da cui si produce il Passito, e la coltivazione del Cappero, altra peculiarità di Pantelleria. Ogni pianta è difesa dal vento, sempre presente in questo tratto di terra in mezzo al Mediterraneo, con l’artificio di un portamento così ribassato che spesso rende irriconoscibile la specie. L’innato rispetto dell’ambiente degli abitanti, l’utilizzo di pietra locale per i muretti a secco che dividono le proprietà, hanno fatto sì che anche le zone coltivate siano intimamente inserite nel paesaggio circostante e ne fanno parte integrante, senza creare alcun impatto, anzi arricchendolo.