È raro riscontrare all’interno del paesaggio siciliano una così perfetta armonia tra il paesaggio naturale ed il costruito. Ciò avviene invece nell’isola di Pantelleria, ed in particolare in riferimento ai dammusi, contornati da giardini e interminabili muretti a secco che delimitano le proprietà fondiarie e sostengono i terrazzamenti coltivati a vite, ulivo e cappero. I primi dammusi nacquero come dei veri e propri “contenitori”, costituiti da un unico vano, mancanti di finiture e infissi, pavimentati in terra battuta, con funzione sia di ricovero temporaneo dei lavoratori sia di locale ove custodire gli attrezzi agricoli.
In seguito si formarono nuovi insediamenti in corrispondenza delle zone più fertili, la pietra di origine vulcanica veniva estratta dal fondo in cui si ergeva la costruzione e posta in opera dopo una preventiva sbozzatura da parte del maestro lapicida. A questa si aggiungeva un secondo elemento: il taiu, una malta fatta di sola terra impastata con acqua, posata direttamente sulla copertura e battuta in modo tale da colmare i vuoti lungo le superfici di contatto delle pietre che componevano la volta. La forma particolare di questi tetti a cupola è stata concepita anche per permettere la canalizzazione dell’acqua piovana verso le cisterne poste in prossimità del dammuso. La struttura favorisce un microclima costante, tiepido d’inverno e fresco d’estate. I ruderi degli esemplari più antiche superano i mille anni. Gli elementi che completano l’unità base del dammuso da abitazione sotto: il forno, le stalle, l’aia, lo stenditoio, il passiaturi” e ” u jardinu”.
La struttura abitativa era mediamente composta da tre vani: la sala, il cammarino e l’alcova. Quest’ultima è comunicante con la sala principale tramite un grande arco, chiuso da una tenda ricamata, di chiara influenza mediorientale. Il forno è sempre presente, inglobato in un locale adiacente al dammuso, con una serie di fornelli per la cottura a legna. Le stalle sono numerose e tutte in pietra sia nei muri che nelle coperture a volta. Persino per il maiale si costruiva un piccolo vano in pietra. L’aia, chiamata localmente “aira”, di forma rotonda dal diametro di circa 5 mt, veniva usata per spaiare il grano, l’avena e l’orzo. Lo stenditoio chiamato “stinnituri” era un vero e proprio essiccatoio, per uva, fichi e pomodori. Era costituito da un muro con un piano leggermente inclinato, esposto a sud per carpire tutti i raggi del sole mediterranei. “U jardinu” è un vero e proprio tempio di pietra dedicato all’albero d’agrumi per proteggerlo dai venti e creargli calore nei mesi invernali.