Un tempo scalo naturale utilizzato dai pirati è oggi una bellissima baia con una suggestiva colata lavica che degrada sul mare e circondata da imponenti scogliere a strapiombo, alte fino a 300 metri. E’ un’ampia piattaforma pianeggiante protesa sul mare proprio come si deduce dal’etimo arabo balàt, lastrone di pietra. Il fondale inizialmente roccioso, poi sabbioso, raggiunge la profondità di circa 20 metri.
Si trova nella zona meridionale dell’isola di Pantelleria, per raggiungerla è necessario percorrere una strada sterrata un po’ angusta ed impervia, difficilmente accessibile ai mezzi comuni, si consiglia l’uso di un fuoristrada. Per questo la Balata dei Turchi conserva ancora intatto il suo stato naturale e selvaggio.
Le recenti ricognizioni archeologiche hanno dimostrato che la zona fosse frequentata dall’uomo già 7000 anni fa per l’estrazione dell’ossidiana. Inoltre, per chi navigava per il Mediterraneo, era (e rimane tuttora) un ottimo punto riparato dalle improvvise tempeste. Il toponimo, secondo Angelo D’Aietti, deriva da un atto d’arme verificatosi verso la seconda metà del 1700, quando tre galee piratesche tentarono, in una calma notte primaverile, di attraccare per occupare l’isola e per “far de’ schiavi”. L’attacco fu sventato dalla popolazione e i pirati catturati restarono in schiavitù. Alla Balata dei Turchi, la tradizione vuole che sia sbarcata, dopo un naufragio, l’icona della Madonna della Margana, patrona dell’isola unitamente a San Fortunato.
DALLA BALATA DEI TURCHI FINO AL PORTICCIOLO DI NIKÀ NON CI SONO PIÙ DISCESE A MARE RAGGIUNGIBILI A PIEDI, LA SCOGLIERA CADE A PICCO SUL MARE E DI NUOVO SI PRESENTANO CALETTE E GROTTE RAGGIUNGIBILI SOLO CON LA BARCA.